Minestra o minestrone?/parte1

di LUCIANO BARTOLINI

Il gioco della pallamano è in continua evoluzione come lo è l’intero mondo che la circonda. Cambiano continuamente gli strumenti comunicativi, le strutture e le attrezzature sportive, le prestazioni atletiche, le strutture antropometriche degli atleti, ecc. Pertanto è naturale e indispensabile che si ricerchino sempre nuove vie per sviluppare una disciplina che, in Italia, in questo momento è tra le cenerentole d’Europa.

Non voglio fare dei riferimenti generali, ma analizzare esclusivamente un aspetto che penso di conoscere abbastanza bene: la formazione.

Sono cosciente di mettere le mani in un vespaio in quanto vi sono migliaia di testi che trattano di metodologia e didattica dal punto di vista sia pedagogico che disciplinare proponendo soluzioni diverse. Si può quindi “sposare” una o un’altra causa in base alla propria formazione culturale, ma una cosa è certa: le basi devono essere solide.

Basi solide significa che le conoscenze, le competenze e le abilità sia dei docenti che dei discenti debbano essere olistiche e approfondite. Le fondamenta di un edificio devono rispettare le stesse caratteristiche strutturali determinate dai materiali utilizzati e dai carichi che dovranno sostenere; gli ingegneri e gli architetti potranno personalizzare la struttura dell’edificio secondo le proprie idee, le proprie convinzioni e la propria esperienza rispettando le indicazioni fornite dalla fisica e dalla chimica. Su questo aspetto penso che i vari autori siano concordi.

Quello di gettare basi solide è stato il filo conduttore dell’opera della ex CNA dal 29 aprile 2017 al 10 luglio 2019.

In 26 mesi sono strati strutturati i corsi IAP, di primo e secondo livello con la produzione dei relativi manuali.

L’obiettivo di produrre dei materiali era quello di formattare la base formativa in modo che “dalle Alpi alla Sicilia” si operasse allo stesso modo e gli esami fossero oggettivi, in modo da evitare ciò che accadeva in passato dove erano i formatori che gestivano sia le lezioni che gli esami. Questa gestione soggettiva determinava tante situazioni disparate, generando iniquità e sviluppi diversi dei concetti di base della pallamano.

Leggendo le slides de “Il nuovo corso per allenatori di primo livello” ho notato che invece di implementare ed adattare l’esistente si è semplificato, diminuendo le ore di pratica a vantaggio della formazione a distanza.

La formazione a distanza poteva essere lo strumento per implementare ulteriormente la base che deve comunque privilegiare la parte pratica. Queste non sono mie convinzioni, ma sono le indicazioni operative che la Scuola dello Sport del Coni fornisce alle varie federazioni, per cercare di uniformare la formazione che deve prevedere, oltre alla parte specifica, una base comune per potersi interfacciare. Non a caso nel “vecchio” corso era stata inserita una parte che veniva svolta dai docenti regionali del Coni.

Iniziamo analizzando la struttura del “nuovo” corso.

  1. Obiettivi:Semplificare alcuni percorsi dal punto di vista delle ore totali e dell’impegno in presenza”

Questo significa che o si trattano in modo più superficiale o si eliminano alcuni argomenti. Il secondo caso mi sembra da escludere, visto che ne vengono inseriti dei nuovi (vedi fig. 3, 4, 5 e 6)

  1. Spingere sulla volontà di formarsi dei futuri allenatori (no assenze e flessibilità nelle lezioni)”

La volontà di formarsi la si spinge diminuendo le ore di formazione? In questo modo si spinge la volontà di iscriversi al corso non a formarsi. Ottenere la licenza di allenatore permette di iscriversi a referto ma l’allenatore non si forma con la partecipazione ad un corso. Questo è l’input per approfondire le tematiche proposte, analizzare e personalizzare le conoscenze.

Per quanto concerne la flessibilità nella partecipazione posso tranquillamente affermare che in passato non era vietato recuperare le ore. In Lombardia sono state fatte delle lezioni di recupero e addirittura sessioni di esami decentrate per facilitare i corsisti.

3. “Revisione dell’organizzazione dei contenuti”

Questo punto lo analizzeremo in seguito nel paragrafo “valutazione”.

4. “Introduzione del piano di aggiornamento formativo”

Penso che questo punto sia un refuso di stampa perché non c’entra niente con la struttura del corso. L’aggiornamento formativo riguarda tutti i tecnici di qualsiasi livello essi siano. Ne approfitto per ricordare che nei due anni della “vecchia” gestione sono stati richiesti inutilmente lo svolgimento di corsi di aggiornamento decentrati (è stato anche prodotto un manualetto per i contenuti del primo corso) ma non sono stati mai autorizzati.

b. Percorso formativo

Sono previsti tre percorsi:

Istruttore Attività Promozionale (IAP) – Istruttore Attività Giovanile (IAG) – Allenatore di primo livello”

La novità è rappresentata dall’IAG, ma sulla sua strutturazione ne parleremo in seguito.

Per quanto concerne la complementarietà dei corsi, questo era già stato introdotto in quanto (vedi 2. Edizione del 28 settembre 2018 del testo del corso di primo livello) chi aveva partecipato al corso IAP e si iscriveva al primo livello, non doveva partecipare alla parte già svolta nel precedente corso in quanto il tutto, guarda caso, era già strutturato in moduli

c. Struttura dei corsi

La struttura modulare non prevede percorsi diversi ma un percorso unico in cui lo sviluppo verticale porta all’acquisizione di un grado superiore di formazione (step by step).

Comparando la struttura dei due corsi esplicitata nella tab. 1 si evince che la semplificazione precedentemente enunciata riguarda:

Tab.1
  • riduzione del 50% delle ore in presenza a vantaggio di quelle a distanza
  • aumento delle ore di metodologia “pura” (+ 50%)
  • diminuzione delle ore dedicate alla tecnica e alla tattica (- 40%).
  • eliminazione della collaborazione con la Scuola dello sport del CONI

Se le ore di formazione fossero state aggiunte avrei giudicato positivamente l’intervento, poiché sarebbe stata una implementazione del lavoro svolto e sarebbe stato utile per stimolare i corsisti ad approfondire le tematiche trattate e stimolare quindi la “volontà di formarsi”. Inoltre i periodici approfondimenti successivi al corso, dopo l’inizio dell’attività professionale, avrebbero permesso di chiarire le problematiche emerse in itinere.

Probabilmente, nel proporre questa iniziativa, non si è tenuto conto delle caratteristiche della didattica a distanza che non può essere sostitutiva ma complementare alla lezione frontale. Bastava analizzare i feed-back che sta affrontando la scuola italiana nel dover attuare la didattica a distanza che non riesce ad essere sostitutiva della didattica in classe che prevede l’interazione tra i soggetti coinvolti e che permette un coinvolgimento a 360° dei vari soggetti interessati. Non a caso il Ministero ha fornito indicazioni che le non promozioni saranno effettuate “nei casi limite”. Questo rappresenta l’ammissione dell’inefficacia dell’azione didattica che, non essendo imputabile agli alunni, offre loro il beneficio dell’inefficienza.

d. Obiettivi

LA FORMAZIONE IN PRESENZA – COSA CERCHIAMO IN UNA LEZIONE (pag 18)

  • Sapere: I contenuti specifici di ciascuna lezione
  • Saper fare (metodologia e didattica)

Quando e perché insegnare ciascun elemento (principi di progressione, non esercizi sparsi) Posizione dell’allenatore, cosa osservare, come e quando correggere

  • Saper essere Utilizzare le competenze per raggiungere gli obiettivi”

Probabilmente le lezioni pratiche avranno una struttura tipo “Caccia al tesoro”. Si cercheranno i contenuti “nascosti” dal formatore che fornendo delle indicazioni metodologiche e didattiche (con le schede di teoria + esercizi) porteranno a raggiungere le tanto sospirate competenze.

e. Strumenti

“IL MATERIALE PER LO STUDIO DEL CORSISTA (pag 19)

  • Schede (teoria + esercizi)
  • Video
  • Materiale a opera del formatore “

Per tanti anni si è criticato che in passato i corsi venivano gestiti autonomamente dai Formatori, senza fornire materiale didattico (testi, dispense, ecc.). Ora l’innovazione riguarda il fatto che ogni formatore fornirà del proprio materiale. Come pensiamo di far crescere questa disciplina se non si forniscono basi comuni agli allenatori. Si potrebbero creare delle discrepanze tra la teoria (se gestita dalla commissione nazionale) e la pratica (che sarà gestita dal formatore).

Ci si dimentica che saranno gli allenatori a formare gli atleti del futuro. Se il lavoro di base viene impostato in modo diverso, si avranno atleti con un bagaglio tecnico/tattico diverso. Questo non facilita certamente i vari selezionatori di rappresentative che si trovano a parlare una “lingua” diversa. La metodologia va esplicitata proponendo progressioni metodologiche con indicazioni didattiche chiare ed univoche. Costa fatica scrivere manuali. Ci vogliono settimane di duro lavoro, ma sono fondamentali per la formazione di base degli allenatori. Le schede sono solo degli input.

continua…

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