La Coppa Interamnia compie 48 anni con un sogno nel cassetto

“Chi dice che una cosa è impossibile, non dovrebbe disturbare chi la sta facendo”: spesso attribuito a Einstein, di sovente a Confucio e raramente a Shaw, è un aforisma che ben si addice a Pierluigi Montauti, patron della Coppa Interamnia, il torneo di pallamano più giocato al mondo e che ha fatto conoscere ai cinque continenti Teramo e l’Abruzzo.

Il 2020 segna le quarantotto edizioni della manifestazione più longeva di handball – insieme alla svedese Partille Cup che quest’anno spegne cinquanta candeline -, ma che resta uno dei tornei più frequentati e con più nazioni rappresentate.

Presidente, qual è il segreto del successo di questa manifestazione?

“I segreti sono molteplici: i principi sani e il piacere di fare qualcosa di bello per la propria città e per uno sport del quale mi sono appassionato tanti anni fa insieme ai miei amici Antonio Forlini, Carlo Albera e Marcello Di Giovanni. Alla base non c’è stato mai alcun interesse, ma solo la voglia di costruire qualcosa di importante: non è un caso che nel corso degli anni la Coppa Interamnia sia stata fonte d’ispirazione per migliaia di tornei in tutto il mondo. Alla base di questi due storici tornei c’è il desiderio di apertura verso tutti i popoli, valori di fratellanza e di amicizia”

Ma come ha conosciuto la pallamano?

“Io giocavo a pallacanestro. Ero un Play. Ho girato l’Italia per il basket. Un giorno ero a Roma, in viale Tiziano: in un campo vedo una partita di ragazzi sordomuti che giocavano a questo sport un po’ pallacanestro, un po’ pallanuoto senza acqua. Insomma sono rimasto affascinato e ne ho subito parlato con i miei amici con i quali, poi, abbiamo iniziato alla Gammarana facendo le porte con due aste di salto in alto e poi trovando terreno fertile per la diffusione anche in altri parti d’Abruzzo come a Pescara con il professor Cappelletti. Era il 1969”.

Ma come fate a resistere nonostante sia passato quasi mezzo secolo?

“La formula magica di questo torneo ha trasformato piazze in campi da gioco, scuole in alberghi in una delle città meno ricettive d’Italia: un vero e proprio miracolo cui assistiamo ogni anno quando vediamo riempirsi il corso di colori sgargianti, di bandiere, di lingue diverse. Nel 1989 sfilarono 420 squadre di 45 nazioni un record eccezionale. La Coppa Interamnia non è solo pallamano giocata è anche e soprattutto un momento importante di confronto tra culture, con manifestazioni collaterali che riempiono di bellezza quella settimana”.

Cosa le ha dato la Coppa in questi anni?

“Prima di tutto amicizie longeve. Poi viaggi: si andava a fare tornei in tutto il mondo per quella reciprocità senza mezzi di cui parlavamo prima. Mi ha fatto conoscere culture differenti, gli usi e i costumi dei popoli, di quanto lo sport riesca a unire nonostante le barriere linguistiche. Mi ha dato tante emozioni.

Il ricordo più bello?

“Impossibile scegliere un ricordo: ne ho così tanti di bellissimi che mi sembrerebbe riduttivo fare una classifica. Vi dico solo che ogni volta che vedo la sfilata inaugurale mi commuovo sempre nel vedere un entusiasmo senza tempo. Però posso dire che oltre a momenti stupendi abbiamo anche dovuto affrontare delle emergenze come il rischio Sars o un incidente diplomatico tra Cina e Taiwan, ma per fortuna tutto ha sempre trovato un epilogo positivo”.

Ma Montauti ha un sogno?

“Il mio sogno è per i cinquant’anni della Coppa: vorrei portare 100 nazioni dei 5 continenti a giocare l’edizione numero cinquanta della Coppa Interamnia. I tempi sono quelli che sono, lo so. C’è bisogno di sponsor, ma c’è bisogno anche che i Comuni limitrofi spalanchino le porte e accolgano come in passato le squadre nelle loro scuole e che si provveda a concedere i visti per permettere agli atleti di venire in Italia: mancano due anni, ma sono certo che grazie alle istituzioni locali e nazionali riusciremo in questo obiettivo.

Presidente cos’è per lei lo sport?

“Vuol dire saper stare con gli altri, condividere esperienze ed emozioni. Significa saper parlare la stessa lingua. Lo sport è una scuola di vita: ci insegna a superare gli ostacoli e a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Insomma tutto quello che è racchiuso nello spirito della Coppa Interamnia”.

Federica Rogato

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