La riserva indiana

In questi giorni, in cui sono stati ultimati buona parte dei calendari delle varie categorie divise tra seniores e giovanili, il timore di “finire in una riserva indiana” si fa sentire sempre più forte: infatti paragonando il numero delle squadre iscritte per la stagione 2019-2020 ai campionati agonistici seniores delle dieci aree italiane ci accorgiamo che in soli tre anni abbiamo perso la bellezza di 13 squadre su 165 (-7,87%), mancano inoltre 11 squadre U21 su 19 (ora sono solo 8 con un calo del 57,89%) e la neonata U20F che sostituisce l’U19 in essere fino alla stagione scorsa ha smarrito per strada ben 14 compagini su 24.

Questi dati non sono una semplice statistica, se fossimo in ambito pittorico li potremmo paragonare a “L’urlo” di Munch, in musica sarebbero come “Fiume di Sand Creek” che narra dell’eccidio dei nativi da parte delle giubbe blu; in cinematografia equivarrebbe a “Titanic” in cui i passeggeri ignari che sognano un futuro radioso continuano a ballare al suono dell’orchestra malgrado il buco nello scafo che li porterà al naufragio e probabilmente alla morte; in medicina sarebbero delle analisi che ti gridano forte che sei in pericolo di vita.

Malgrado le promesse elettorali abbondantemente disattese, il calo che si può riscontrare dalle iscrizioni degli ultimi 3 anni è fondamentalmente da ricercare in due fattori: il continuo aumento del costo dei singoli campionati (iscrizioni, tasse gara e balzelli vari) e un utilizzo sbagliato della possibilità di fare gemellaggi.

Il problema dei costi è un fatto verificabile a tutti i livelli, basti pensare che in Emilia Romagna il campionato di serie B è passato da 1400 euro a 2300 con solo 3 partite in più e che spesso ci ritroviamo con solo un arbitro. Lo scorso anno le società di A1 e A2 maschile si sono ritrovate a pagare rispettivamente 4000 e 500 euro per una piattaforma multimediale che spesso non fa vedere le partite in diretta perché si blocca continuamente e ha un numero di visualizzazioni live inferiore ai 100 spettatori.

Il discorso dei gemellaggi nato come direbbero i Marines “per non lasciare nessuno indietro” permettendo alle società poco strutturate di non perdere i ragazzi che uscendo di categoria si ritrovavano senza squadra è stato utilizzato in realtà soprattutto da squadre di serie A1 per aggirare l’obbligo delle giovanili portandoci così molto lontani dall’obiettivo iniziale.
Per chi come me che ha raggiunto la cinquantina ed è cresciuto con i film che narravano le gesta di cowboy e indiani, con battaglie epiche che vedevano spesso i pellerossa indomiti e pieni di principi lottare per la loro sopravvivenza ,ma soccombere contro i coloni e le truppe che volevano conquistare il nuovo mondo. Probabilmente proprio quello spirito da “Ultimo dei Moichani” è alla base della scelta di tanti pallamanisti di lasciare il calcio giocato a favore della palla impeciata senza però aver la voglia di finire come un martire rinchiuso in una riserva con pochi intimi, ma altresì con il sogno di giocare in palazzetti pieni di gente innamorata del gioco della pallamano.

Abbiamo l’esigenza di cambiare rotta: non possiamo giocarci tutto in all-in sul vertice, non ci servono eventi internazionali se non si arricchisce e allarga la base dei praticanti, non conta autoincensarsi con giornalisti compiacenti per migliorare la situazione del nostro sport: serve pragmatismo, investimenti sulla formazione, sul reclutamento, capire le esigenze delle società e cercare di soddisfarle senza partire dagli interessi personali, ma mettendo il movimento davanti a tutto. Non servono gli accordi con pochi intimi presi direttamente dall’alto (cioè imposti), ma devono venire condivisi con la base di chi quotidianamente va in palestra.

Insomma vorrei ricordare a chi continua a dire che stiamo facendo passi da gigante che non basta prendere la residenza a Cana per essere in grado di trasformare l’acqua in vino e che a Little Big Horn il generale Custer non se l’è passata proprio bene.

Buona pallamano e non mollate che fuori dalla riserva c’è spazio per tutti!

Luca Montanari

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