Cari amici,

vi chiedo scusa in anticipo: so che gli amanti del nostro bellissimo sport sono sparsi in giro per tutto il territorio nazionale, ma, questa volta, non ce la faccio proprio e cedo al richiamo della terra che mi ha dato i natali.

Ovviamente parlo dell’Emilia-Romagna, una terra che ha permesso a me, come a tanti altri, di coltivare passioni, sogni e velleità giovanili; una terra che ci ha dato la possibilità di sperimentare e attuare qualcosa di inusuale e talvolta anche un po’ folle.

Tutto ciò è successo perché la gente che abita questo territorio è aperta al nuovo, alla ricerca, alla diversità e alla sperimentazione finalizzata al miglioramento, al benessere e alla crescita di uomini, atleti e società.

Parafrasando lo scrittore Carlo Lucarelli, l’emiliano romagnolo non si accontenta mai, se pensa a un’auto sogna la Ferrari o la Lamborghini, se parla di moto ha come riferimento la Ducati, se pensa alla musica canticchia Vasco, Liga, i Nomadi o Guccini e così via; da noi si fa per avere certo, ma anche per stare meglio, siamo cresciuti con ospedali funzionanti e di eccellenza, le nostre biblioteche sono all’avanguardia, insomma non sopportiamo il pressapochismo e la mediocrità.

Siamo gente che parla, che discute, che litiga perché proprio a stare zitta non ce la fa, allora ci mettiamo insieme per farci sentire, fondiamo associazioni, cooperative, consorzi, movimenti per fare le cose insieme, con una testa che sogna cose fantastiche e gambe e mani che si muovono per fare in modo che i sogni si trasformino in realtà.

A volte ci riusciamo e quando non ci riusciamo trasformiamo l’insuccesso in un nuovo sogno da inseguire.

Anche nella pallamano questa regione è spinta dalla ricerca continua dell’eccellenza e rifiuta l’idea di dover abbassare anche solo di pochissimo gli standard ottenuti e ottenibili.

La scorsa stagione in Emilia Romagna si sono giocate ben 576 partite, sono stati formati, seguendo le linee guida della CNA diretta da Domenico Tassinari 30 nuovi tecnici, si è riempito un impianto da 4500 posti per una partita della nazionale (record assoluto per la pallamano italiana) grazie all’organizzazione interamente gestita da una singola società (Pallamano Romagna), ma con la partecipazione attiva di tutte le altre società emiliane coordinate dal lavoro attivo del Delegato regionale Francesco Fanti.

La stagione che va ad iniziare vedrà disputarsi la bellezza di 712 partite (+23,61% rispetto alla stagione precedente) con 20 squadre iscritte in u15 e 15 in u17, ma parte con una serie di problematiche ancora irrisolte: la mancanza a tutt’oggi di un referente che possa coordinare il nostro movimento regionale (ricordiamo che il 6 ottobre ci sarà la consulta dei territori e che anche i delegati di Sardegna, Lazio e Umbria sono dimissionari e il delegato dell’Abruzzo è stato sollevato dall’incarico), malgrado si siano mandate diverse comunicazioni figlie di una riunione svolta diversi mesi fa sulle formule scelte per i campionati giovanili, abbiamo ricevuto una mail alle 12,58 che ci chiedeva di confermare gli orari nei calendari dei campionati entro le 14 che non teneva conto di quanto indicato dalle società in fatto di formule; i costi sono lievitati in maniera esponenziale (la serie B passa da 1400 euro a 2300 euro a stagione). La nuova stagione rischia di trasformarsi in una sorta di gimcana che atleti, allenatori e dirigenti delle nostre società si troveranno a correre sapendo di non poter contare che sulle proprie forze.

Chi denuncia queste mancanze viene definito da chi ha dimostrato di non riuscire a far progredire il nostro movimento “urlatore” o “avvelenatore di pozzi”, ma ricordate l’Emilia Romagna urla, litiga, discute, ma realizza sogni che i falsi leader possono solo invidiare.

Buona pallamano

Luca Montanari

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